VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,38-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle. Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Propongo all’inizio di questa breve riflessione sul brano evangelico, un pensiero di A. Camus , filosofo, premio Nobel per la letteratura, il quale afferma che noi abbiamo un solo dovere, ed è quello dell’amore; per questo dice che non essere amati è una semplice sventura; la vera disgrazia è non saper amare. Ma noi, consapevoli o no, siamo tutti amati da Colui che ci ha creati; che Cristo Signore è morto ed è risorto, proprio per darci la certezza di essere figli di Dio, il quale in Gesù ci ha manifestato la sua tenerezza paterna e continua naturalmente a farlo nella quotidianità di gioie e dolori, fatiche e speranze.
La giustizia di Dio, che si è manifestata in modo insperato nel dono del suo Figlio, ci chiama ad amare senza limiti; senza se e senza ma. La giustizia di Dio è l’amore che non conosce misura; per questo noi, che ci diciamo cristiani, consideriamo l’amore come sua giustizia, l’amore che non conosce misura. Non è questo ciò che Gesù Cristo ci ha insegnato sulla croce? Per questo la norma del nostro agire è quella di imitare il Padre: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). Gesù, ascoltato, contemplato, accolto, fa sentire il bisogno di guardare l’altro con occhi particolari, cioè con i suoi stessi occhi. Per questo l’altro per noi è la possibilità di crescere nell’amore per chi ci sta vicino, chiunque sia. L’altro è la strada sicura per la sequela di Cristo. Non ha fatto così il Signore? Non è venuto per questo? “Per noi e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo” (Professione di fede). Ricordiamo che con il battesimo siamo diventati figli di quel Padre: “lento all’ira e grande nell’amore” (Sal 144, 8). Per questo nelle relazioni conflittuali, che pur ci sono purtroppo, dobbiamo seminare il seme della riconciliazione, che è caratteristica di Dio. Il segreto per essere sia in casa che nel lavoro o in genere nella società strumenti di riconciliazione, di pace e quindi portatore di amore è il perdono perché perdonati, perdoniamo. Questo ci fa essere costruttori di speranza.
Don Pierino